La bella storia di Matteo Venturini: un 2003 che sta bruciando le tappe nella sua ascesa alle categorie arbitrali
Riparte il viaggio di approfondimento dedicato ai talenti della nostra sezione: oggi andiamo a conoscere meglio Matteo Venturini, classe 2003, uno dei fischietti di maggiore prospettiva della famiglia atestina.
«Ho conosciuto il mondo del calcio fin da piccolo, iniziando a praticarlo a soli 4 anni come portiere – racconta il diretto interessato – Ho giocato con varie squadre della zona, ma dopo dieci anni qualcosa è cambiato: non ero più sicuro di voler continuare e ho vissuto momenti difficili e molto tristi. La mia famiglia è stata determinante, perché mi è sempre stata vicina e mi ha costantemente sostenuto, assicurandomi che dopo un periodo buio sarebbe tornato il sereno. E così, una domenica pomeriggio di settembre, ho approfittato della “Giornata dello Sport” di Este per avvicinarmi al gazebo della sezione Aia. Lì per lì volevo informarmi su cos’era l’arbitraggio, cercando di saperne il più possibile. È stata una scelta molto sofferta, ma alla fine ho deciso di lasciare il ruolo di portiere e di iscrivermi al corso Aia di marzo: non avevo l’età giusta per farlo, perché a quel tempo servivano almeno 15 anni compiuti per accedere all’esame, e così ho frequentato pure il corso successivo. Il 29 novembre del 2018, a 15 anni e 3 giorni, sono diventato ufficialmente arbitro».
Da cosa nasce cosa: e il 20 gennaio del 2019, a Cartura, scocca l’ora del debutto nel campionato provinciale Giovanissimi.
«Quel giorno resterà sempre indelebile nella mia vita. Ero molto impacciato e agitato, ma al tempo stesso felice di ciò che andavo a fare. Sin da allora ho sempre cercato di migliorare, partita dopo partita, grazie agli insegnamenti e al supporto del presidente di sezione Ilie Rizzato, degli Organi Tecnici e degli osservatori. Oltre a quella d’esordio, porto nel cuore altre due partite: il debutto in Terza Categoria nel dicembre del 2019 e la finale primo-secondo posto di un torneo giovanile con squadre professionistiche, il 4 settembre del 2021. La prima ha segnato il passaggio dal calcio giovanile a quello degli adulti: ricordo che mi chiedevo come fosse possibile, per un sedicenne, imporsi e farsi rispettare da persone con il doppio dell’età. Alla fine ci sono riuscito, e mi sono pure divertito! La finale, invece, è stata una sorpresa: il presidente Ilie Rizzato aveva scritto che alcuni di noi sarebbero stati selezionati per arbitrare il torneo e io lo sognavo per davvero. Al momento della designazione ero al settimo cielo: il sogno era diventato realtà! Oltre alla finalissima Spal-Vicenza, mi avevano pure assegnato il derby Padova-Venezia valido per il quinto-sesto posto».
Gli ultimi tre anni hanno profondamente cambiato la vita di Matteo.
«Queste soddisfazioni le devo anche alla mia famiglia, che mi ha sempre supportato appoggiando le mie scelte e accompagnandomi a tutte le partite, agli allenamenti e alle riunioni. Continuerò a metterci impegno, passione, determinazione, costanza e sacrificio: tutte componenti che non ho mai trascurato, nemmeno in pieno lockdown. Per restare in forma, sia fisicamente che atleticamente, ho continuato ad allenarmi quasi tutti i giorni: prima nel giardino di casa, poi entro la distanza consentita dai vari DPCM, infine per le vie del mio paese».
Cosa diresti ai tuoi coetanei per avvicinarli al mondo dell’arbitraggio?
«Quando diventi arbitro, non lo diventi solo in campo ma anche nella vita. Cambia radicalmente il modo in cui vedi le cose: ti organizzi meglio le giornate, diventi più scrupoloso e attento in tutto ciò che fai, compresa la scuola. La sezione Aia di Este, inoltre, è una vera e propria famiglia: ti accoglie, ti sostiene nei momenti difficili e ti fornisce gli strumenti necessari per aiutarti a dare il meglio».