Piergiorgio Gabrieli, fratello d’arte e un’ascesa da record: a soli 19 anni è già stato promosso in Regione
Altra tappa del nostro viaggio alla scoperta dei talenti emergenti della sezione AIA di Este – Gli Arbitri della Bassa Padovana,: oggi le luci dei riflettori si accendono su Piergiorgio Gabrieli, classe 2002, che a soli 19 anni ha ottenuto la promozione in Regione.
Uno step cruciale per la carriera di un arbitro, che può così andare a dirigere le gare dalla Prima Categoria all’Eccellenza e, in ambito giovanile, ogni tipo di match di un campionato nazionale.
«Mi sono avvicinato al mondo dell’Aia grazie a mio fratello Gianmarco (altra punta di diamante della sezione atestina) – rivela Piergiorgio – Quando lui arbitrava in Prima e Seconda Categoria, io avevo 13-14 anni e mi sono subito appassionato. Così, a 15 anni, ho affrontato e superato il corso ed è iniziata questa grande avventura. Le prime partite sono state difficili, perché ero molto giovane e non sapevo come interagire con i giocatori. In tal senso è stato fondamentale il supporto dei tutor, degli osservatori e del presidente di sezione, che non mi hanno mai fatto mancare il loro appoggio e il loro sostegno».
La tua ascesa è stata rapida e importante: quali sono le gare che ti sono maggiormente rimaste nel cuore?
«Ne scelgo due: l’amichevole Under 17 Padova-Monza, che è stata davvero un’emozione fortissima, e la semifinale degli Allievi Provinciali tra Union Cadoneghe e Arzerello che metteva in palio l’approdo nei regionali. La cosa più bella e appassionante, tuttavia, è vivere la sezione in tutto ciò che rappresenta: fare gruppo, creare nuove amicizie, condividere la passione comune attraverso le Riunioni Tecniche Obbligatorie e gli allenamenti».
Cosa significa, per te, essere un arbitro?
«Non è semplicemente uno sport, lo considero uno stile di vita. Il rispetto delle regole non vale solo in campo ma anche nella vita quotidiana. Ogni singolo errore ti serve a crescere e a migliorare in personalità, perché ti insegna a non ripetere gli stessi sbagli. Quando ho esordito in Seconda Categoria, a soli 17 anni, i giocatori e i dirigenti scherzavano con me e dicevano di non aver mai visto un arbitro così giovane. Poi, a fine gara, si congratulavano: “sei bravo e sai farti rispettare!”. Aneddoti a cui sono molto legato e che ricorderò sempre con enorme piacere».
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