Focus su Daniele Puggina: umiltà, passione e consapevolezza del proprio percorso

Pubblicato da Matteo Lunardi il

Con l’articolo di oggi andiamo a conoscere più da vicino un altro degli arbitri di punta della nostra sezione: parliamo di Daniele Puggina, classe 1998, che ripercorre volentieri le tappe principali del suo percorso nella grande famiglia Aia.

Daniele Puggina, classe 1998, altro arbitro di punta della sezione Aia di Este

«Ho frequentato il corso arbitrale alla fine del 2017, debuttando ufficialmente in campo a gennaio del 2018 nel campionato Giovanissimi. Sono sempre stato un grande appassionato di sport: in modo particolare di calcio, che seguo con interesse sin da bambino. Mi è sempre piaciuto commentare le decisioni arbitrali e, nel farlo, ritengo di aver sempre avuto una certa oggettività. Così ho contattato Francesco Gattolin, amico di vecchia data e associato di Este da parecchi anni, per avere maggiori informazioni sul corso per nuovi arbitri».
Da cosa nasce cosa: e la carriera di Daniele conosce subito una vertiginosa impennata.
«Ho iniziato tardi rispetto ad altri colleghi, debuttando a quasi vent’anni, ma la sezione di Este mi ha aiutato a crescere e a raggiungere in appena dodici mesi il Comitato Regionale Arbitrale. A mente fredda, posso dire che forse ho un po’ pagato lo scotto di un salto di categoria così rapido e repentino. Mi ci sono voluti alcuni mesi per abituarmi ai ritmi mentali e fisici del calcio regionale: ora sono in Prima Categoria e sento di aver trovato il giusto equilibrio. Arbitrare è un bellissimo modo di vivere il calcio e di essere protagonisti in categorie che, da giocatore, non avrei mai raggiunto».
L’ascesa di Daniele ha alcuni momenti-chiave, segnati in maniera indelebile nei suoi ricordi più belli ed emozionanti.
«Nell’aprile del 2019 ho avuto il grande privilegio di essere selezionato per dirigere il “Torneo Nicolli” a Peschiera del Garda, competizione tra i migliori giovani calciatori delle varie delegazioni del Veneto. In quell’occasione ho fatto amicizia con altri fischietti regionali, condividendo con loro una grande passione e trovando subito un’ottima sintonia in campo. Nella stagione 2019/2020 ho poi partecipato al progetto Uefa “Talent & Mentor” organizzato dal settore tecnico dell’Aia, che all’epoca aveva come responsabili Katia Senesi e l’attuale presidente nazionale Alfredo Trentalange. L’iniziativa prevedeva che ad alcuni arbitri veneti selezionati come “Talent” venisse affiancato un “Mentor”: una figura incaricata di visionare le partite senza attribuire voti, ma con il mero scopo di garantire al proprio “assistito” un’importante crescita personale. In tal senso ho avuto il privilegio di essere guidato da un maestro come Mario Carrozzini, grazie al quale sono migliorato molto dal punto di vista caratteriale. La soddisfazione più grande è stata la visita al Centro Tecnico di Coverciano: calcare lo stesso campo della nostra Nazionale, visitare il museo, effettuare i test atletici nel luogo-simbolo del calcio italiano sono state emozioni indescrivibili».
Le inevitabili difficoltà causate dalla pandemia non hanno intaccato l’entusiasmo e la determinazione di Daniele.
«Il Covid ha interrotto il nostro percorso di crescita, ma ci ha anche consentito di riorganizzare le idee per il futuro. Ci ha fatto capire la reale importanza delle riunioni, degli allenamenti, delle cene sezionali e di tutti quei preziosi momenti di aggregazione che spesso diamo per scontati. Arbitrare non è una sciocchezza ma non deve nemmeno essere uno stress, soprattutto per gli adolescenti che si affacciano a questo mondo a 14/15 anni. Si tratta di un percorso lento, che ti forma sia dal punto di vista sportivo che umano. Ti insegna ad organizzare i tuoi tempi, il lavoro, lo studio, la gestione delle situazioni quando sei sotto pressione: permette di limare il senso di responsabilità verso ciò che ci circonda e di imparare ad avere un grande spirito di sacrificio».
Che consiglio daresti ad un debuttante?
«Gli direi semplicemente di fare un passo alla volta. Non si migliora da un giorno all’altro: lo si fa solo sbagliando e imparando dai propri errori. Tutti sbagliamo, in campo e fuori: l’importante è fare tesoro di ogni esperienza».


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