L’arbitro camaleonte
Nella serata di martedì 6 aprile, la Sezione di Este ha ricevuto (virtualmente) in visita una delegazione del Comitato Regionale Arbitri Veneto nelle figure del suo Presidente Massimo Biasutto di Vicenza e il responsabile degli assistenti Simone Schiavo di Padova. Ex assistenti di Serie A e Serie C, i due hanno gestito la serata dapprima salutando gli amici di vecchia data, per poi trasmettere la serenità richiesta da questo momento cosi delicato dello sport italiano: da troppo tempo non si parla di calcio, ma solo di chiusure e pandemia. A fare gli onori di casa, il neo Presidente Ilie Rizzato, che ha rivolto un abbraccio all’ex Presidente Enrico Zago, che da poco ha avuto un lutto famigliare.
Biasutto parla a braccio sottolineando il ruolo del dirigente moderno, cioè quello di supporto per le giovani generazioni a cui va trasmessa la propria passione per poter essere determinante nella propria carriera: “Un arbitro deve dare garanzie al designatore senza essere altalenante; il talento deriva dalla capacità di sapersi ripetere anche nelle gare successive”. Poi ricorda le prime fasi della propria attività quando ha rischiato le dimissioni precoci: “tutti ricordiamo le farfalle nello stomaco della prima gara che abbiamo diretto, anche se gara di esordienti, ma il problema è quello che viene dopo. Un mio designatore dell’epoca, in seguito a una partita finita con i carabinieri dove avevo manifestato la volontà di dimettermi, alla sera tornato a casa mi ha che non dovevo permettere a nessuno di impedirmi di sognare. Beh ci ho pensato su una notte e sono ancora qui”.
L’arbitro talentuoso è perciò un camaleonte: in che senso? “Deve avere capacitò di adattamento, trasformazione e cambiamento come una corsa in moto: rettilinei, curve, frenate improvvise, accelerazioni al limite.” Ma senza scorciatoie o accampare scuse: “Non si devono creare alibi, perché non aiutano a crescere”. Massimo infatti è un valido ciclista e ricorda come “un buon corridore non darà mai colpa alla montagna se non raggiunge la vetta”.
“Presidente abbiamo voglia di tornare in campo”, si sente dal nulla echeggiare dentro le cuffie una qualche giovane voce: “E’ bene che abbiate fame di campo: un ragazzo di 14 anni – come voi ne avete – si renderà conto di quanto l’arbitraggio lo aiuterà a forgiarsi il carattere e poter prendere decisioni importanti anche nella vita”.
Poi conclude con una stimolante metafora sfruttando le immagini che scorrono di Nadia Comaneci, Pietro Menna, Roger Federer e Usain Bolt, esempi di atleti di impareggiabile livello: “Pensate alla differenza che c’è tra andare ad affrontare un esame all’università senza essere preparati affidandosi quindi alla fortuna e senza consapevolezza dei propri mezzi con invece l’arrivare con la giusta determinazione, concentrazione e dose di allenamento mentale: pensate forse che una partita di calcio sia tanto diversa?”.